La fascia meridionale del territorio, a ridosso della costa ed in corrispondenza della foce dei fiumi, era caratterizzata in passato da estese zone paludose per lo stato acquitrinoso dei terreni, dovuto alla loro natura litologica e alla presenza di scoli pluviali che solcavano il territorio da nord a sud.
Tali paludi erano alimentate in parte dai modesti tributi torrentizi delle gravine di Laterza, Castellaneta e Palagianello, che si allargavano in pianura nelle lame, in parte dall’alimentazione continua di numerose fonti sorgive, attive ancora oggi. Questa condizione ha reso particolarmente fertili i terreni ed ha consentito il loro sfruttamento a scopo agricolo fin quasi al mare, a ridosso delle pinete litoranee. Fino all’inizio del secolo scorso, quando venne realizzato un intervento di risanamento e bonifica delle aree acquitrinose, erano i singoli proprietari a curare personalmente e a proprie spese il funzionamento e la manutenzione di una fittissima rete di canalette aventi la duplice funzione di drenaggio e di irrigazione. Le principali zone paludose erano localizzate (al confine con Castellaneta, a ridosso del fiume Lato) nella Lama di Santa Chiara, nella Lama della Matria, nel golfo di Torella, a Pascone, a Lama Grande e a Lago delle Saline, nonchè nelle zone di Palude Fetida, di Palude Vega e Palude del Lenne.
Fonte: Segreteria Tecnica Forum Civico P.E.G.A.S.U.S.