PERIODO 1923 – 1945.

  1. Cenni sulla situazione storico-economico-sociale.
    La fine della la Guerra Mondiale fece riemergere i gravi problemi dell'Italia, sopiti negli anni della guerra.Nell'Italia Meridionale e, quindi, anche nel nostro Comune, l'agricoltu­ra era ancora caratterizzata dalla piaga del latifondo, che non lasciava posto alla libera iniziativa privata, né consentiva la realizzazione di opere e di infrastrutture, capaci di modificare il tipo delle coltivazioni, sempre limitate alle semine di cereali e di legumi.I reduci rientravano con la speranza di vedere realizzate le promesse fatte  loro,  quando  erano  in trincea, cioè l'assegnazione del sospirato «pezzo di terra», che avrebbe offerto almeno il sostentamento per la famiglia, ma al rientro trovarono le loro famiglie sempre più misere e il lavoro sempre più carente.Ai giovani, che avevano perso i migliori anni della loro giovinezza, restava aperta la strada dell'emigrazione in Europa e fuori.I governi, che si alternavano alla guida del Paese, erano incapaci di dare stabilità governativa e risoluzione ai problemi dell'Italia.Fu questa situazione di crisi economica e di incertezza governativa che aprì le porte al Fascismo.I soldati, che rientravano nel nostro Comune dai campi di battaglia, trovarono la stessa situazione politica ed economica che avevano lasciato all'inizio della guerra.I giovani, che, pur nelle ristrettezze e nei pericoli della trincea, avevano avuto modo di scambiare le loro esperienze di vita con quelle dei giovani di altre regioni, non accettarono di vivere come prima e decisero di emigrare.I giovani di Palagiano emigrarono, in linea di massima, in Argentina e negli Stati Uniti d'America; andavano «all'avventura», come si soleva dire, dal momento che partivano senza alcun ingaggio e senza alcuna protezione sindacale.Nel 1923 si imbarcarono sul Piroscafo «Taormina», in partenza da Napoli per Buenos Aires, trenta giovani palagianesi, tutti agricoltori, reduci dalla guerra, che non avevano potuto trovare lavoro in loco. Tra questi ricordiamo Orsini Pietro, Ferente Antonio, Cannarile Salvatore, Gentile Alessandro, Valente Vito, Favale Geremia, ecc.. Al loro arrivo non trovarono alcuna autorità ad accoglierli e ad aiutarli a cercare lavoro, ma andarono in giro per la città, in gruppi, chiedendo lavoro. Da agricoltori che erano, assolsero i più disparati lavori: imbianchini, camerie­ri, tostatori di caffè, autisti, coloni e garzoni.L'emigrazione continuò, negli anni successivi, anche nell'America del Nord; molti non fecero più ritorno, perché si sposarono là. Comunque il fenomeno dell'emigrazione, in Palagiano, aveva avuto inizio sin dai primi anni del secolo.I giovani rimasti a Palagiano, salvo i pochi occupati come garzoni nelle botteghe artigiane, continuarono a lavorare saltuariamente, nelle campa­gne, alle dipendenze degli agrari. I più intraprendenti chiedevano un pezzo di terra a mezzadria o in fitto, per avere più libertà di lavoro e di coltivazione. Nelle terre del feudo, prese in fitto, si piantava il pomodoro, che veniva ritirato persine dalla ditta «Cirio»; dalla stazione di Chiatona, partivano carri-merce carichi del nostro pomodoro. Ancora oggi, molti ricordano Palagiano come «il paese del pomodoro». Non era un frutto grosso, come siamo abituati a vederlo oggi, ma piuttosto piccolo quanto una ciliegia, scarlatto, succoso, molto saporito, idoneo, in modo particola­re, per la salsa.Dal '30 al '40 ci fu una minore, ma pur rilevante emigrazione anche nelle «Colonie» dell'Impero, in Africa. Si inseguiva il sogno di avere «un posto al sole», come si diceva.Molti braccianti, pur di evitare di chiedere ogni giorno il lavoro, preferirono emigrare in Africa, per vedersi assicurare un salario fisso. Alcuni ritornarono con «un gruzzolo» e riuscirono a costruirsi una casa o a comprare una «quota» di terra o una «padula»; altri non ebbero il tempo di ritornare, perché, allo scoppio della 2a Guerra Mondiale, furono incorpora­ti nelle Unità militari belligeranti.Durante gli anni della 2a Guerra, la popolazione di Palagiano subì gravi privazioni, specialmente quella parte di proletariato, che aveva mandato i suoi giovani a combattere. Il paese restava, di giorno in giorno, sempre più spopolato: restavano i vecchi, le donne e i bambini.Le famiglie, che avevano avuto in casa un cavallo da lavoro, furono costrette a venderlo, perché non c'era in casa chi avrebbe potuto utilizzar­lo nei lavori campestri. Le lavoratrici, a stento, riuscivano a portare a casa «il pane», come si soleva dire, quando riuscivano a lavorare durante la raccolta delle olive e dei legumi. Nel periodo della raccolta delle olive, le lavoratrici dei paesi vicini, che si associavano a quelle di Palagiano, restavano la sera, nelle masserie dormivano su un pagliericcio steso su tufi o su brande sgangherate. Tale fenomeno si verificava anche per la coltivazione e la lavorazione del tabacco; infatti molte famiglie del «leccese» si stabilivano, per una buona parte dell'anno, nelle masserie degli agrari del nostro Comune. Queste forme di «immigrazione» stagionale riducevano le possibilità di lavoro al bracciantato locale.Gli ultimi anni della Guerra furono i più terribili. I bombardamenti frequenti su Taranto avevano obbligato la popolazione tarantina a riversarsi nei paesi della provincia.A Palagiano vennero molte famiglie tarantine, prive di tutto; con esse bisognava dividere quel poco che si aveva.Durante i raccolti, poiché c'era l'obbligo di consegnarne una parte agli «ammassi dello Stato», i controlli furono più severi e gli agricoltori portavano a casa sempre meno cereali e legumi. Si arrivò a mangiare ogni tipo di erbe, che nascevano spontanee; quando mancava la farina, si impastavano patate, fave miste a qualche pugno di farina.Alla fine della Guerra i camions degli alleati portarono i primi aiuti: vi fu una distribuzione di alimenti di prima necessità nelle vie del paese.  La situazione cambiò decisamente in meglio, soprattutto con la venuta dei polacchi, che, stanziatisi alla periferia di Palagiano, nell’attuale via Piccinni e strade adiacenti, offrirono lavoro a molti giovani nei campi, dove loro sostavano. Dall'a.s. 1923-24 all'a.s. 1944-45, il numero delle sezioni funzionanti nella nostra Scuola elementare raggiunse una media annua di 12 sezioni, distinte in una media di 8,5 sezioni per le classi prime, seconde e terze (corso inferiore) e di 3,5 sezioni per le classi quarte e quinte (corso superiore).Nell’a.s. 1923-24 si ebbe, però, una punta di 13 sezioni, forse per effetto della Legge Gentile, che portò l'obbligatorietà della frequenza fino al 14° anno di età, e dell'aggregazione della nostra Scuola alla Direzione Didatti­ca di Massafra, che consentì un maggiore controllo degli alunni frequen­tanti e inadempienti. Negli anni successivi, il numero delle sezioni si attestò presto nei limiti o al di sotto della media generale, con un calo fino a 9 sezioni nell'a.s. 1925-26; successivamente si registrò un notevole incremento del numero delle sezioni: nell'a.s, 1938-39 (14 sezioni), forse dovuto alla costruzione del nuovo edificio scolastico e, quindi, alla disponibilità di aule più numerose e più spaziose; negli anni della guerra, dall'a.s. 1940-41 all'a.s. 1944-45, dovuto al fenomeno dello sfollamento degli abitanti di Taranto per motivi bellici.In questi anni il processo di alfabetizzazione, nel nostro Comune, non fu adeguato alle aspettative delle leggi dello Stato sull'istruzione elementa­re, poiché le condizioni economiche della popolazione palagianese non consentivano di mandare i figli a scuola per l'intero corso elementare e, ancor meno, per le classi di scuola media inferiore e superiore.La Scuola di Palagiano non ebbe, dunque, quell'incremento di frequenza sperato con l'avvento del Fascismo. L'obbligatorietà non fu tenuta in debito conto, non per l'incuria dei maestri, i quali, al contrario, invitavano continuamente alunni e genitori ad assicurare la frequenza scolastica, ma sempre per il fenomeno dell'abbandono dovuto alle precarie condizioni economiche soprattutto delle famiglie dei braccianti agricoli e dei piccoli proprietari, che avevano bisogno di braccia lavorative nei campi, in modo particolare.Nelle Cronache degli insegnanti, infatti, si legge che spesse volte essi invitavano i genitori degli alunni ad assicurare la frequenza scolastica dei loro figli, ma, dopo brevi periodi di presenza, molti ragazzi, specialmente delle classi quarte e quinte, ritornavano ad abbandonare la scuola per aiutare i genitori nei campi.Era comune vedere nei primi mesi di scuola, specialmente nel periodo delle semine dei cereali e dei legumi, ragazzi di scuola elementare lavorare nei campi, poiché le seminatrici meccaniche erano usate solo nelle grandi aziende agricole. Un altro lavoro, che li vedeva impegnati, era la piantagio­ne del pomodoro, in primavera, che costituiva per Palagiano una vera e propria fonte di guadagno. Un altro periodo, in cui i ragazzi venivano avviati ai campi, era quello della raccolta dei piselli e delle fave, da aprile a maggio.Molti di questi ragazzi, che rientravano a scuola dopo assenze prolungate e saltuarie, spesso venivano rimandati, poiché, anche nella scuola elementare, c'era la possibilità di riparare qualche materia nella sessione autunnale; ma immancabilmente gli scolari rimandati erano destinati ad essere bocciati, perché non avevano modo di prepararsi privatamente e, quindi, molti non si presentavano neanche agli esami di riparazione.
    b) Anno scolastico, valutazione e programmi.
    Dall'a.s. 1927-28 i Registri di classe portavano il nome di «Giornale di classe» e sul frontespizio, accanto allo stemma della Casa Sabauda, compariva anche quello del Fascio.Il Giornale di classe riportava la divisione dell'anno scolastico in trimestri, con valutazione trimestrale e voto annuo finale per ciascun alunno. Nel Giornale vi erano pagine dedicate alla cronaca scolastica giornaliera e alla relazione annuale di fine anno.Gli alunni venivano classificati con «posti di merito», che erano quattro: al 1° posto si assegnava la qualifica di lodevole, al 2° posto di buono, al 3C di sufficiente, al 4° di mediocre.Le materie di insegnamento per la classe la e per la classe 2a erano le seguenti: Religione, Ortografia-Lettura ed Esercizi scritti, Aritmetica e Contabilità scritta e orale, Nozioni varie, Lavori domestici e lavori manuali.Le materie per la classe 3a erano Religione, Canto, Disegno e bella scrittura, Lettura espressiva e recitazione, Ortografia-Lettura ed Esercizi scritti, Aritmetica e Contabilità scritta e orale, Nozioni varie, Geografia, Lavori domestici e manuali.In classe quarta, alle materie della terza si aggiungeva lo studio della Storia; in classe quinta si aggiungevano ancora Nozioni di Diritto ed Economia.
    c) L'Istruzione e la cultura fascista a Palagiano.
    Nel periodo 1930-40, mentre non si registrava ancora un incremento notevole di nuove sezioni, si intensificò, invece, la propaganda fascista nella Scuola, con la conseguente educazione dei fanciulli e dei ragazzi al «Regime».Già dall'a.s. 1927-28 ogni scolaro doveva essere iscritto all'«Opera Nazionale Balilla (O.N.B.)», Legge 3-4-1926, n. 2247, con regolare tessera, che fungeva anche da assicurazione; sicché alle spese per l'acquisto del «libro di testo» e per l'acquisto della «pagella», si aggiungevano le spese per l'acquisto della tessera di iscrizione all'O.N.B..Le Cronache mensili redatte dagli insegnanti, in quegli anni scolastici, riportavano con frequenza le difficoltà incontrate, per riuscire ad ottenere il tesseramento totale della scolaresca. Si arguisce da ciò, ancora una volta, come le condizioni di vita delle famiglie erano misere, tanto da non consentire sempre l'acquisto del libro, della pagella, della tessera. Ma l'attenzione, posta dagli insegnanti, per ottenere il tesseramento totale della scolaresca, fa capire come su di essi doveva essere esercitata una pressione da parte dell'Autorità politica.La Scuola era il veicolo privilegiato del «Regime Fascista», per la sua propaganda e la sua affermazione; ciò lo si desume facilmente anche dalle Cronache riportate sui Giornali di classe degli insegnanti.
    d) 1938: Inaugurazione del nuovo edificio scolastico.
    Il 1938 fu un anno molto importante per la Scuola elementare d Palagiano. In questo anno, infatti, fu inaugurato il nuovo edificio scolastico, l'attuale edificio «Giovanni XXIII» di viale Stazione.Fu inaugurato il 28 ottobre 1938. Questo edificio segnò veramente una svolta per la scuola di Palagiano, dal momento che le aule, che avevano accolto i nostri padri, dalla fine del 1800 fino al 1938, erano sempre state quelle di via Lenne, ricordate spesse volte, assolutamente inadeguate ai bisogni degli scolari.L'edificio nuovo fu posto all'estrema periferia di viale Stazione e segnò il confine del paese fino al 1950.Si presentava con la classica forma a ferro di cavallo e sulla facciata principale, accanto alla dicitura «Scuole elementari» furono posti due «Fasci Littori», simbolo del Regime. L'ala-nord comprendeva solo 3 aule sia al piano terra, sia al piano superiore; il prolungamento dell'ala fu attuato alla fine degli anni '50. L'ala-sud e l’ala-est comprendevano il piano terra e il piano superiore, nella medesima struttura di oggi. Non c'era la casa del custode e fu adibita un'aula al piano terra dell'ala-nord, come sua dimora. Di fronte all'ala-nord, nell'attuale via Perosi, c'era un ampio spiazzo, che serviva soprattutto, oltre al cortile interno, per le marce dei Balilla e dei Figli della Lupa; ora è stato ridotto a parcheggio. L'edificio era completamente isolato e circondato solo dal verde della campagna. Al nuovo edificio non fu data alcuna denominazione, ma ogni aula portava il nome di un caduto in guerra d'Africa.
    e) 1940-45: gli anni della 2a Guerra Mondiale.
    Allo scoppio della guerra, l'opera di «fascistizzazione» era in pieno svolgimento ed era sempre più intensificata. Alla Scuola, ancora una volta era affidato il compito principale di imprimere, nei fanciulli, le idee del fascismo.Gli inni patriottici echeggiavano di frequente nelle aule e non mancava­no canti parodiati, in cui si disprezzavano i capi degli altri stati belligeran­ti.Nell'anno scolastico 1940-41, come abbiamo già ricordato, alle materie tradizionali d'insegnamento, se ne aggiunsero altre due con argomenti ben precisi da trattare nel corso dell'anno:a) Cultura fascista: richiedeva la conoscenza della vita, delle istituzioni e delle opere del Duce e del Regime;b)  Protezione antiaerea:richiedeva conoscenze operative di difesa bellica.Nello stesso a.s. 1940-41, come abbiamo già dettagliatamente riferito, il Giornale di classe, nelle ultime pagine, riportava allegati e specchietti riguardanti l'iscrizione dell'insegnante al P.N.F. e l'opera da lui espletata per l'Educazione fisica, l'attività svolta dal maestro per la fascistizzazione della scuola, l'iscrizione degli alunni alle diverse istituzioni fasciste, ....ecc.  Continuamente venivano emanati ordini tassativi, da parte del direttore didattico, sul funzionamento, l'ordine e la disciplina nella Scuola. Negli anni dal 1940 al 1945, la Scuola di Palagiano seguì l'evolversi della guerra con le sue alterne vicende, fino alla sconfitta. In quegli anni gli insegnanti si dettero da fare per mettere in atto quello che il Regime proponeva, ma pare che essi ponessero una attenzione particolare al richiamo costante degli scolari alla frequenza. Ben presto, già dai primi mesi di guerra, si notarono in Palagiano i primi «allarmi aerei» che iniziavano a mettere, a dura prova, le famiglie, gli scolari e gli insegnanti.La vicinanza di Palagiano a Taranto, base navale di grande importanza strategica, provocò frequenti incursioni aeree, per l'attacco alle navi e all'Arsenale militare. Ogni incursione metteva in stato di allarme, non solo la città, ma anche i paesi. Già dai primi mesi di guerra, quindi, Taranto fu sottoposta a frequenti attacchi aerei e la popolazione viveva in uno stato di terrore. Molti abitanti ritennero opportuno, per la propria incolumità, abbandonare la casa e la città, per andare ad abitare nei paesi della provincia ritenuti più sicuri e non esposti agli attacchi aerei. Molti tarantini vennero a Palagiano e continuarono a venire, man mano che la guerra diventava sempre più temibile e pericolosa. Nonostante non stesse bene economicamente, la gente di Palagiano accolse fraternamente gli sfollati e, con essi, condivise, oltre i disagi della guerra, quei pochi alimenti che sfuggivano al razionamento imposto dal «Regime».In ogni paese era stato istituito «l'ammasso», dove si consegnavano i prodotti agricoli (grano, avena, legumi), quindi nemmeno gli agricoltori potevano disporre di tante derrate alimentari. Sfuggivano al controllo fave e piselli, che costituirono l'alimento principale, negli anni della guerra, non solo della popolazione palagianese, ma crediamo di tutta la Puglia. Erano proprio le fave e i piselli che si barattavano col pesce, che i pescatori di Taranto, sfollati nel nostro paese, pescavano lungo il litorale, da “Venti” (casello ferroviario) a Ginosa Marina, dal momento che la costa di Taranto era adibita alla difesa antiaerea e costiera.Con gli sfollati, si riversarono nelle nostre aule decine e decine di scolari, trasferiti dalle scuole elementari di Taranto. In questi anni, infatti, il numero delle sezioni funzionanti aumentò gradualmente da dodici sezioni nell’anno 1939-40 a quattordici, sedici e diciassette, rispettivamente negli anni scolastici  1940-41,  1941-42 e 1942-43; le scolaresche raggiunsero punte di  sessanta frequentanti.  La  sistemazione  dei nuovi scolari fu veramente difficile, giacché, come abbiamo detto precedentemente, l'edificio era già carente di banchi e suppellettili.Io stesso, ins. Orsini Michele, ricordo che nella mia classe, per far sedere i compagni di Taranto, usammo alcune tavolette, che appoggiavamo tra un sedile e l'altro dei vecchi banchi biposto che si usavano allora. Altri scolari si sedevano sui bordi delle pedane delle cattedre.Data la carenza alimentare, presso le scuole si distribuiva ad ogni scolaro un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo puro, al mattino, prima dell'inizio delle lezioni.Durante le ore pomeridiane, poiché era entrato in funzione il doposcuo­la, per i ragazzi di 5a fu istituito un laboratorio di falegnameria, dove si eseguivano semplici lavori per la costruzione di oggetti che servivano per la scuola.
    Nel retro della palestra, invece, si eseguivano esperimenti su piantagioni stagionali, nell'«orticello di guerra».Nonostante si propagandassero iniziative, da parte del «Regime», per la Scuola elementare, non si riuscì nemmeno ad attuare l'alfabetizzazione totale della popolazione italiana. A Palagiano, la piaga dell'abbandono scolastico, dopo i primi anni di scuola elementare, continuò fin dopo la guerra e si accentuò negli anni, dal '42 al '46, quando i ragazzi furono impegnati nei campi, per l'assenza di molti giovani reclutati per la guerra.


Negli anni della guerra, le condizioni igieniche divennero sempre più precarie, specialmente per chi era costretto a vivere in locali di fortuna, come gli sfollati, senza acqua e senza fogna. Si riaffacciò la scabbia che sembrava debellata e la scuola divenne focolaio d'infezione, poiché si viveva, come già detto, a stretto contatto di gomito. Erano diffusissime la pediculosi, la foruncolosi, e non mancavano casi di tifo intestinale e di «aria celsi». Molti venivano a scuola sporchi e trasandati, perché i ragazzi restavano a casa, da soli, e dovevano badare a se stessi, poiché i grandi erano nei campi, sin dalle prime ore del giorno.Questi mali si accentuarono, quando, negli ultimi tempi della guerra, l'Acquedotto pugliese bloccò l'erogazione dell'acqua, perché si temeva che le acque venissero avvelenate dal nemico, almeno così si diceva.Si  ricorse,   quindi,   all'acqua  dei pozzi;  furono  riaperti  quei  pozzi comunali e non, che avevano dato l'acqua alla popolazione del nostro paese, prima del funzionamento dell'Acquedotto pugliese,Nonostante la scuola del nostro paese vivesse tale triste realtà, non mancava di generosità e di professionalità da parte di molti insegnanti, che si prodigavano per dare agli scolari quanto era necessario, non solo per l'istruzione, ma anche per alleviare le sofferenze della guerra.La Direzione Didattica di Massafra, di cui faceva parte la Scuola di Palagiano, fu affidata dall'anno scolastico 1941-42 all'a.s. 1956-57 al Direttore didattico Francesco Resta, il quale avviò, sin da quegli anni nelle scuole elementari di Massafra e di Palagiano la sperimentazione del «Metodo Globale».In Palagiano la sperimentazione fu affidata all'insegnante Orsini Francesca, che l'attuò nella classe prima mista dell'anno scolastico 1941-42.La classe era composta da otto maschi e da trentuno bambine, per un totale di trentanove alunni iscritti. Durante l'anno tre alunni abbandona­rono la scuola; alla fine dell'anno, su 36 frequentanti, 34 furono promossi e solo due furono rimandati alla sessione autunnale e poi bocciati, perché non si presentarono agli esami.I  risultati, quindi, furono abbastanza buoni e incoraggianti, se si tiene
conto del numero dei promossi e del giudizio positivo dato dalla stessa
insegnante, nella Cronaca del suo Giornale di classe, e da un suo collega.L'esperimento, quindi, ebbe successo e, l'anno successivo, si volle sperimentare nuovamente il Metodo Globale. Fu incaricata, ancora una volta, l'ins. Orsini Francesca, che lasciò la classe dell'anno precedente e prese una nuova classe: la 1a f., di 46 alunne. L'esperimento fu tentato anche dall'insegnante Bove Maria, nell'a.s. 1943-44.Poiché la sperimentazione dava buoni risultati, la si volle estendere, negli anni successivi, a tutte le prime classi.E’ una parentesi meravigliosa per la Scuola di Palagiano, che, in mezzo a tanta povertà materiale, vedeva fiorire l'intelligenza dei suoi fanciulli, provati dai gravi disagi della guerra, e l'impegno dei suoi insegnanti. Era una luce che si accendeva tra i tanti casi oscuri della nostra scuola elementare, che vedeva i propri ragazzi allontanarsi dalla frequenza: o per andare prematuramente a lavorare, nei campi, o per malattie infettive o, ancora peggio, allontanati da alcuni insegnanti, perché sporchi e trasandandati.Il  1943 fu un anno pieno di avvenimenti sconvolgenti per l'Italia: la fugadei Tedeschi dall'Italia meridionale e l'accentramento nel centro-nord, l'ingresso  delle  truppe   alleate,   la  Resistenza,  la caduta del Regime, l'Armistizio.Con l'occupazione della Sicilia, da parte degli Alleati, i Tedeschi che erano a Taranto e il distaccamento che era a Palagiano, nell'attuale zona Bachelet, abbandonarono Taranto e Palagiano alcuni giorni prima dell' armistizio, per ricongiungersi con il grosso delle truppe dirette verso Roma. Non vi fu rappresaglia, perché la nostra popolazione assistè tranquilla al passaggio dei Tedeschi,  senza rendersi conto di quello che stava per accadere. Dalla celerità con cui evacuarono la zona, dove erano accampati, si capiva, però, che qualcosa di importante stava per verificarsi. I ragazzi furono i primi a correre, incuriositi, nel corso principale di Palagiano per vedere i Tedeschi in fuga e poi, nel loro accampamento, sperando trovare qualcosa da mangiare; trovarono solo taniche di benzina vuote, contenitori di mine, sgabelli, ma nulla da mangiare. Nonostante tutto, i ragazzi portarono via ogni cosa, lasciando il campo letteralmente vuoto.Con lo sbarco degli Alleati nell'Italia meridionale e, in particolare a Taranto, le sorti della guerra cambiarono e mutarono le tensioni nella popolazione e, specialmente, nei ragazzi.Si sperava di poter vivere in maniera più tranquilla; i ragazzi, in particolare, non volevano avere la preoccupazione di vedere interrotti i loro sonni, già pieni di incubi, per correre, durante l'allarme, fuori casa, di notte a qualsiasi ora, negli oliveti vicini al paese, per sfuggire ad un probabile bombardamento su Palagiano. I soldati italiani, infatti, avevano costruito una linea difensiva antisbarco, che da Taranto si estendeva su tutto il «Litorale jonico», passando nel territorio di Palagiano. All'inizio dell'anno scolastico 1943-44, subito dopo l'armistizio, l'edificio scolastico non potè essere utilizzato dagli scolari, perché era già stato occupato dal comando inglese e dalle truppe di colore che erano al seguito delle truppe britanniche. In attesa che si ripristinasse la vecchia scuola di via Lenne divenuta sede del Fascio dal 1938, le sezioni femminili di scuola elementare funzionarono al piano superiore dell'edificio scolastico di viale Stazione, dal momento che il comando inglese aveva occupato solo il piano inferiore, mentre le sezioni maschili, presso l'asilo delle suore, che aveva la sua sede nel castello, nel «Rione Terra».  Con l'arrivo dei Polacchi, l'edificio scolastico fu completamente occupa­to da loro e adibito ad ospedale militare, mentre la truppa si accampò nella zona, dove attualmente si svolge il mercato settimanale di via Piccinni, fino alla circumvallazione. Molti ufficiali furono alloggiati forzatamente in case private.Nell'anno scolastico 1944-45, quindi, tutte le sezioni di Scuola elemen­tare funzionarono nella vecchia sede di via Lenne.Le condizioni degli scolari e dei locali tornavano ad essere veramente disastrose. Alla mancanza completa degli arredi e del materiale di cancelle­ria si aggiunsero, ancora una volta, pediculosi, foruncolosi, congiuntivite, attacchi di parassiti in genere, tra cui le cimici che infestarono il paese; non c'era luogo pubblico dove non pullulassero.La permanenza dei Polacchi e soprattutto il loro ospedale da campo costituirono un vero sollievo per la popolazione di Palagiano e per quelle dei paesi vicini, bisognose di tutto. Presso l'ospedale da campo si curavano, si medicavano le ferite, si operavano bambini e adulti e, con l'utilizzo del D.D.T. potentissimo antiparassitario, si potettero distrugge­re tutti i parassiti, nonché le zanzare e le mosche che erano una vera piaga per il nostro paese. Il carattere buono dei Polacchi, l'appartenenza alla nostra stessa Religione Cattolica, le lacerazioni della loro nazione, le morti, gli stermini e i dolori della guerra subiti dai loro soldati, presenti in Palagiano, e dalla loro popolazione, fecero sì che tra noi e loro si stabilisse un rapporto di fratellanza più che di dipendenza. Nell'ospedale, nel loro campo e nelle loro cucine, decine di giovani trovarono lavoro e, col lavoro, la possibilità, non tanto di guadagnare, quanto di sfamarsi. Si vendevano di nascosto, pane, riso, burro e scatolame, cose che non si vedevano dall'inizio della guerra. Molti ragazzi si recavano al campo, all'uscita dalla scuola, in cerca di qualcosa da mangiare: si prendeva tutto quello che veniva offerto, dalle cioccolate alle caramelle; alcuni impararono a parlare il polacco. 

 

 

 

Fonte: Luci ed ombre nella vita della scuola elementare statale di Palagiano, di Michele Orsini e Pietro Sudoso, in  “Tasselli di storia palagianese”.