La data di nascita della Scuola statale nel nostro Comune è stata da noi fissata intorno al 1882 per ragioni di studio, dal momento che negli Archivi comunali e scolastici non esiste documentazione precedente.
PERIODO 1882 – 1923.
1. Cenni storici (1859 – 1923).
Il Risorgimento d'Italia stava ormai giungendo a compimento. Nel Sud, però, il popolo non si mobilitava, poiché l'idea unitaria non era molto sentita. Nel Circondario di Taranto, partecipavano attivamente alla vita risorgimentale pochi liberali: i tarentini Giuseppe De Cesare, Cataldo Nitti, Luigi Carbonelli, Domenico Acclavio, Cataldo Foresio, il patriota massafrese Saverio Fanelli e forse qualche palagianese.Il fiume sotterraneo della rivoluzione continuava a scorrere: pare che nel 1858, a Castellaneta, avvenisse un incontro segreto fra cospiratori locali e Giuseppe Garibaldi camuffato da venditore di candele.Intanto partì la «Spedizione dei Mille» di G. Garibaldi alla quale si associò anche il palagianese Domenico Lasalandra, che conservò, per il resto della sua vita, l'appellativo di «garibaldino».Il 7 settembre 1860 con il suo arrivo a Napoli, Garibaldi concludeva la sua impresa.La sera stessa, la notizia giunse a Taranto e, subito, si diffondeva l'entusiasmo in tutto il Circondario: la città venne illuminata a giorno, ovunque si preparavano bandiere tricolori, venivano demoliti gli stemmi borbonici e tutti i segni del passato governo.Con l'annessione del Regno delle Due Sicilie e con la successiva proclamazione del Regno d'Italia, fu voltata un'altra pagina della storia nazionale, ma, nel nostro Sud, il potere politico ed economico rimase patrimonio di pochi, disattendendo le aspirazioni delle masse e le promesse fatte negli anni del Risorgimento. Infatti il Governo provvisorio, come primo atto, mantenne ai loro posti tutti i funzionari ed impiegati amministrativi e giudiziari senza apportare alcuna innovazione nella vecchia burocrazia. Pertanto la classe benestante, che aveva servito con fede il Borbone, solo per salvaguardare i propri interessi, con rapido trasformismo, diventò il difensore del nuovo Regno. Il Governo non attuò, né promise alcuna trasformazione o riforma mirante a migliorare le condizioni economico-sociali e culturali della gente del Sud. Per cui la miseria e il malcontento delle masse rurali trovarono espressione nella forma disperata del «Brigantaggio». Infatti, secondo le conclusioni dell'inchiesta parlamentare presentata dal deputato Massari, i contadini meridionali, dandosi al brigantaggio, non intendevano tanto manifestare il loro attaccamento al tramontato ordine borbonico, quanto esprimere la loro avversione al nuovo Stato, che aveva inizialmente suscitato le loro speranze, per poi deluderle rapidamente. Il Governo unitario non riuscì a cogliere lo sfondo sociale del malcontento contadino e rispose sul piano puramente repressivo. Quando la rivolta sarà sanguinosamente stroncata, grave sarà ormai il distacco tra le forze dirigenti risorgimentali e le masse rurali del nostro Sud.Nel Circondario di Taranto la guerra per bande venne portata avanti dal sanmarzanese Cosimo Mazzeo, detto “Pizzichiello” (soldato sbandato dell’esercito borbonico renitente alla leva decretata dal nuovo Governo).
In questa situazione di malcontento e di amarezza generale la nostra gente guardò con un filo di speranza ai segni della prima industrializzazione di Taranto.Con qualche fatica arrivò il progresso anche nelle nostre zone: il 15 settembre 1868, fra lo sventolìo di bandiere e suoni di fanfare, il primo treno si mosse lentamente da Taranto verso Bari, passando per Massafra e per Palagiano-Scalo.Ma l'unica grande prospettiva per Taranto e per il Circondario rimaneva sempre il progetto Arsenale; prospettiva che diventò realtà nel 1883 quando vennero avviati i lavori.Questa rapida industrializzazione tarantina fece affluire nella città nuovi immigrati, anche dai paesi del Circondario e, quindi, da Palagiano.Tutta la popolazione del Circondario rivolse la sua attenzione e l'euforìa ai due grandi avvenimenti culminanti di questo processo: il 22 maggio 1887 l'inaugurazione del «Ponte dei due mari» e il 21 agosto 1889 l'inaugurazione dell'Arsenale con la presenza del Re Umberto I, accompagnato dal Principe di Napoli Vittorio Emanuele e dal ministro Francesco Crispi. Ma l'Arsenale non risolse certo il problema dell'occupazione, anzi nel primo decennio del '900 sembrava quasi piombato nel dimenticatoio, una volta passati gli anni di Crispi e delle velleità colonialistiche. E così la nostra gente del Sud cominciò a vivere il penoso fenomeno dell'emigrazione all'interno verso il Nord e all'esteroE intanto si avvicinavano gli anni del primo conflitto mondiale; tanti giovani e tanti padri di famiglia abbandonavano tutto per la chiamata alle armi. Furono anni di sofferenze e di morte per i nostri soldati, di miserie e di paura per donne, bambini ed anziani rimasti nel nostro paese.Ma la fine dello spaventoso conflitto fu per la nostra gente, malgrado le illusorie promesse fatte dal Governo, solo un ritorno alla miseria e all'oppressione.A conclusione di questo periodo storico possiamo dire insieme a G. Salvemini che l'Italia Meridionale soffriva di tre gravi malattie: «La prima... è la malattia dello Stato accentratore, divoratore, distruttore: dello Stato che spende i nove decimi delle sue entrate per pagare gli interessi dei suoi debiti e mantenere gli impegni derivanti da una politica estera dissennata... La seconda malattia è l'oppressione economica, in cui l'Italia Meridionale è tenuta dall'Italia Settentrionale... La terza, invece, è antichissima ed è tutta speciale del Mezzogiorno.E la struttura sociale semifeudale..., che mantiene il latifondo con tutte le sue disastrose conseguenze economiche, morali, politiche; che impedisce la formazione di una Borghesia con idee e intendimenti moderni; che permette solo l'esistenza di una nobiltà fondiaria ingorda...; di una piccola borghesia desiderosa di imitare le classi superiori....; e finalmente di un enorme proletariato oppresso, disprezzato da tutti, privo di qualunque diritto, servo nella sostanza se non nella forma.Nelle cause di questa malattia non c'entrano né il clima né la razza; le cause sono esclusivamente sociali».Noi possiamo dire che nel Comune di Palagiano, dalla fine del 1800 e per tutto il periodo 1900-1923, si caratterizzò una società che potremmo classificare nelle seguenti cinque categorie:
a) il feudatario: marchese Giovanni Romanazzi;
b) la medio-borghesia, composta da quattro famiglie benestanti con
buone estensioni di terreni;c) categoria dei piccoli proprietari terrieri e fittavoli agricoli;d) categoria dei piccoli artigiani e commercianti;e) categoria dei braccianti agricoli, costituita dalla gran parte della popolazione, che attendeva il lavoro in maniera occasionale.
2. Cenni di legislazione scolastica.Già “nel Regno di Napoli l’istruzione elementare era stata dichiarata obbligatoria per ambo i sessi da un decreto di Giuseppe Bonaparte, ripetuto nel 1810 da Gioacchino Murat, che obbligava ogni Comune a tenere un maestro e una maestra, ricorrendo agli ecclesiastici se mancavano maestri laici; ma per molti Comuni fu lettera morta. Nel 1816 venne approvato il Regolamento per le Scuola, e nel 1819 vennero richiamate in vigore alcune disposizioni del Regolamento Murat, e l’istruzione fu di nuovo dichiarata obbligatoria, ma sempre con scarso o nullo risultato”. Bisognerà arrivare all’Unificazione d’Italia per avere una prima legge organica sull’istruzione elementare: Le Legge Casati (13.11.1859). Seguirono poi la Legge Coppino (15.07.1877), la Legge Nasi (19.02.1903), la Legge Orlando (08.07.1904), e la Legge Credaro (04.06.1911).
3. La scuola elementare di Palagiano.
a) La nascita della scuola pubblica.
Dopo l'annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte, la Legge Casati (13 novembre 1859), legge organica per la scuola elementare, già in atto nel Piemonte e in Lombardia, fu estesa anche all'Italia meridionale.Non abbiamo una documentazione precisa relativa a quei primi anni di nascita della scuola pubblica palagianese, nonostante le nostre ricerche nell'Archivio della Scuola Elementare di Palagiano e nell'Archivio del Comune.Tuttavia da uno stralcio del Bilancio consuntivo delle spese dell'Anno Finanziario 1894 del Comune di Palagiano, si rilevano i seguenti dati relativi al personale docente e non docente.Come si può ben notare, l'organico degli insegnanti operante alla fine del 1800, precisamente nel 1894, era composto da n. 8 docenti (n. 5 maestri e n. 3 maestre), dei quali n. 4 maestri e n. 2 maestre nel Comune di Palagiano e n. 1 maestro e n. 1 maestra nella frazione di Palagianello, con classi uniche, poiché Palagianello fu frazione del nostro Comune fino al 1907.L'esistenza, quindi, di un organico, sia pur minimo, di n. 6 insegnanti nel 1894, fa ritenere la preesistenza di classi regolarmente funzionanti, sin dall'epoca dell'entrata in vigore della Legge Casati.Pertanto noi abbiamo fissato la data di nascita della Scuola Elementare Statale, nel nostro Comune, nel 1882.
b) Classi e sezioni funzionanti.
La Scuola elementare di Palagiano dipendeva dal Provveditoriato agli Studi di Bari e il Comune faceva parte del Circondario di Taranto della Provincia di Lecce. Dagli inizi del 1900 fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel nostro Comune funzionava un corso completo di scuola elementare, comprendente il grado inferiore con le classi Prima, Seconda, Terza, e il grado superiore con le classi Quarta, Quinta e Sesta. Dall’a.s. 1905-06 troviamo anche l’istituzione di un corso serale di scuola popolare per adulti.In quegli anni le classi ebbero un numero quasi costante, non si scese mai al di sotto di 8 sezioni, con una media di n. 9,53 sezioni annue.Ci furono, invece, aumenti della frequenza scolastica soprattutto nel corso inferiore (classe la, 2a, 3a).Pur avendo la Legge Coppino operato un rapporto di un insegnante per quaranta alunni e la Legge Orlando del luglio 1904 previsto proprio lo sdoppiamento delle classi, di fatto nella nostra scuola tale rapporto non fu mantenuto.Le prime e le seconde classi, infatti, ebbero punte massime di 80 - 100 iscrizioni.Non si ebbe mai la soppressione delle classi 4a, 5a e nemmeno della 6a, la cui frequenza, almeno per quegli anni, doveva risultare un privilegio, nonostante la Legge Coppino avesse reso obbligatoria la frequenza degli scolari fino a 9 anni di età e avesse reso facoltativa la frequenza delle classi 4a, 5a e 6a.Furono sentiti gli effetti del peso economico sopportato dal nostro Comune per le spese della Scuola, poiché fu mantenuto costante il numero delle sezioni funzionanti, nonostante nel 1904 la Legge Orlando avesse previsto lo sdoppiamento delle classi e avesse esteso l'obbligo scolastico fino al dodicesimo anno di età.La stessa obbligatorietà, in genere, non fu mai applicata, perché il Comune non poteva sopportare le spese per il pagamento degli stipendi agli insegnanti, ai bidelli, per i locali, suppellettili ed altro.Infatti lo sdoppiamento delle classi e l'osservanza dell'obbligatorietà avrebbe causato un notevole aumento del personale insegnante, dei bidelli e dei locali.Le misere condizioni, in cui versava gran parte della nostra gente, determinavano ancor più le condizioni per vanificare gli effetti delle leggi sulla obbligatorietà dell'istruzione elementare.
c) Aule scolastiche e arredi.
In quegli anni la Scuola funzionava nei locali annessi alla chiesa dell'Immacolata, nel rione «Convento», in via Lenne. Le aule si affacciavano sul corso Lenne, dove era l'entrata principale, e nell'interno dell'atrio adiacente alla chiesa dell'Immacolata, con l'entrata da via Mafalda.Altre sezioni erano ubicate in via S. Marco, in Piazza Plebiscito (Casa del maestro A. Schiavone), in via Ariosto, in vico Masella e nel Largo Duca D'Aosta (casa abitata oggi dal sig. Di Roma).Le aule non erano spaziose, ma contenevano, a mala pena, il numero dei frequentanti.La Scuola non aveva i servizi igienici, che, in vero, mancavano anche nelle case del paese.Una botola, sita nell'atrio della Scuola e aperta su un pozzo nero, provvedeva ai bisogni degli scolari e degli insegnanti.Era una vera «latrina», fonte di infezione.L'utilizzo dei pozzi neri entrò sempre più negli usi della gente del nostro Comune, dal momento che la raccolta dei rifiuti igienici avveniva raramente, due volte al giorno, col carro-botte.Spesso la popolazione scolastica era colpita da malattie infettive, come il tifo e le malattie esantematiche, che, nei casi gravi, potevano risultare addirittura mortali.Nell'a.s. 1908-09 la scuola rimase chiusa dal 5.4.1908 al 12.5.1908 per l'infezione di scarlattina, come si evince dalla Cronaca scolastica della classe 5a-6a m. «fuse», a.s. 1908-'09.Tra i casi di abbandono vi furono scolari costretti ad abbandonare la scuola per mancanza di posto nell'aula. Nell'a.s. 1905-1906, dalle note del Registro della classe la m., si evince che vi furono 7 casi di abbandono e si legge testualmente, per tutti e 7 gli scolari: «Questo alunno si è assentato da scuola, perché privo di posto, non avendo il Comune provveduto all'arredamento scolastico sufficientemente».Non doveva essere un caso relativo solo a quell'anno, in quanto, anche negli anni successivi, troviamo, tra i dati statistici di fine anno, casi di abbandono per lavoro, per malattia e per mancanza di posto.Si può notare da questo, come il Comune si sforzasse di ottemperare solo lo stretto necessario alle leggi sulla obbligatorietà scolastica dato che l'onere per l'istruzione era grave per il suo Bilancio.Le aule, come si è precedentemente detto, erano poche e le scolaresche molto numerose.Nell'a.s. 1905-1906 c'erano due classi prime maschili di 78 e 80 alunni e nell'a.s. 1907-1908 funzionò una prima, addirittura, di 102 scolari.Gli scolari allora scrivevano con la penna ad inchiostro liquido. Era formata da un'asta, un portapennino e un pennino, che, intinto nell'inchiostro, consentiva di scrivere; il tutto era custodito in un astuccio di legno.Il piano di ciascun banco aveva i calamai di creta incorporati, nei quali ogni mattina, il bidello versava l'inchiostro nero.Il pennino doveva essere intinto con molta attenzione, per evitare che l'inchiostro macchiasse la pagina del quaderno, compromettendo la valutazione del compito scritto.La bravura dello scolaro consisteva, non solo nella esecuzione corretta del compito, ma anche nella presentazione del compito pulito, senza macchie.Non si risparmiavano le punizioni corporali, sia quando lo scolaro si dedicava poco allo studio, sia quando il suo comportamento era poco rispondente alla norma.Non c'era l'obbligo di indossare il grembiule; fu usato successivamente, di colore nero con strisce orizzontali bianche, all'altezza del petto: ciascuna striscia indicava la classe frequentata.
d) Il fenomeno dell'abbandono.
Era comune il fenomeno dell'abbandono della scuola, appena dopo la seconda elementare, come è possibile rilevare dai registri delle iscrizioni e delle frequenze degli anni prima e dopo le due Guerre mondiali.Nel nostro Comune, la categoria dei braccianti agricoli era la più numerosa ed impegnata nel duro lavoro dei campi: semine di legumi, di grano, di pomodoro, sarchiatura del grano (la camnatur d' lu gren) raccolta degli stessi prodotti verdi, raccolta delle mandorle, delle olive, ecc.Erano proprio i loro figli che divenivano braccianti precocemente, quando dovevano essere ancora sui banchi della scuola dell'obbligo.Il capo famiglia che possedeva un piccolo pezzo di terreno, con un carico familiare medio di cinque o sei figli, non poteva assicurare a tutta la famiglia, dal pezzo di terra posseduto, il sostentamento giornaliero, per cui, una volta terminati i lavori del proprio campo, bisognava cercare lavoro presso altri.Questi andavano così ad aumentare le file dei nullatenenti, i quali, pur di assicurarsi un minimo di guadagno, offrivano le proprie braccia, secondo il principio ricorrente «della domanda e dell'offerta», senza alcuna assistenza sindacale, che garantisse il giusto compenso.Era comune vedere, nel tardo pomeriggio o prima del sorgere del sole, giovani e giovanissimi sostare nella piazza Plebiscito (oggi denominata Piazza Vittorio Veneto), per essere ingaggiati dal «caporale», nei lavori dei campi. Il caporale era l'uomo di fiducia dell'agrario che ingaggiava, per suo conto, gli operai.Al ragazzo di scuola elementare di oggi, forse sembrerà strano che, ai suoi coetanei di quegli anni, era affidato il compito di concimare il terreno, durante la semina dei legumi, o seminare gli stessi, durante il periodo autunnale, quando era già iniziata la scuola.In marzo, poi, erano ancora i ragazzi di scuola elementare ad essere impegnati nella piantagione del pomodoro e nella copertura delle stesse piantine, con erba secca, perché non fossero beccate o distrutte dagli uccelli.Non meno felice era la sorte delle ragazze in obbligo scolastico. Quando i genitori erano al lavoro, dovevano sostituire la mamma in tutto: dalla cura dei fratellini, ai lavori di cucina.Fino agli «anni venti» e poi sempre meno, le ragazze furono occupate anche nella filatura della lana o del cotone, presso le tessitrici del paese, le ricamatrici o le cardatrici; più che l'istruzione, per loro era più importante imparare ad essere donne di casa. Quando i raccolti erano abbondanti, specialmente quelli delle olive e del pomodoro, le ragazze più grandi erano impegnate nella raccolta, per alcuni mesi, di questi prodotti, presso terzi.I proventi dovevano servire per l'acquisto del corredo, poiché bisognava trovare marito, quanto prima.Quelle più piccole dovevano essere necessariamente in casa, per la custodia dei fratellini, come già detto.Così il tempo per la scuola era limitato solo allo stretto necessario, quel tanto che bastava per imparare a «leggere, a scrivere e a far di conto»,Altre cause di abbandono furono: la mancanza di posto in aula, incredibile, e le carenze igieniche dei locali scolastici e delle abitazioni, con le conseguenti gravi infezioni, come è stato già citato.
e) Anno scolastico e programmi.
L'anno scolastico, per gli scolari, iniziava il primo ottobre e terminava alla fine di luglio. Era diviso in cinque bimestri; alla fine di ciascuno era riportata la media del profitto bimestrale. Da un Registro di classe terza dell'anno scol. 1905-06 si evincono le seguenti materie, divise in scritte e orali; quelle scritte erano così divise:Componimento, Dettatura, Aritmetica pratica, Conto relativo all'Azienda domestica, Calligrafia, Disegno.Le materie orali comprendevano:Lettura, Spiegazione della lettura, Nozioni di grammatica, Esercizi di memoria, Aritmetica pratica, Geometria; in quarta e quinta classe si aggiungevano: Storia, Geografia, Istruzione civile, Nozioni di Scienze fisiche e naturali, Agraria, Lavoro educativo e manuale, Lavoro femminile.Dalle materie si può notare come la preoccupazione del Governo era quella di offrire agli scolari quegli strumenti di base, capaci di inserirli nella società, meno condizionati dalla triste piaga dell'analfabetismo.
f) La figura del maestro: i primi insegnanti.
Del maestro e della maestra si aveva molto rispetto, specialmente quando si imponevano, non solo nella scuola, ma anche nella società, come persone di cultura. Non si risparmiavano, però, frizzi e ignominie per coloro che venivano ritenuti incapaci del loro mandato, I maestri, per poter insegnare, dovevano essere muniti di «patente superiore» o «inferiore» e dell'attestato di moralità rilasciato dal sindaco del Comune di residenza o di provenienza. I maestri che insegnarono nel nostro Comune erano muniti quasi tutti dei due titoli; non risulta che vi fossero «sottomaestri», cioè maestri sprovvisti di patente. Quindi, la nostra Scuola, dal punto di vista della professionalità degli insegnanti, doveva essere ben qualificata. Non era, invece, tanto florida la loro condizione di lavoro dato che dovevano lavorare in situazioni precarie, per i locali, per le condizioni igieniche e per il rilevantissimo numero degli scolari.
Fonte: Luci ed ombre nella vita della scuola elementare statale di Palagiano, di Michele Orsini e Pietro Sudoso, in “Tasselli di storia palagianese”.