Nel capitolo riguardante la Scuola, abbiamo avuto modo di parlare dell’analfabetismo e degli sforzi impiegati dai governanti e dalle famiglie per combattere questa piaga che affliggeva le nostre popolazioni. Si è visto come gli ostacoli maggiori venivano dalle condizioni sociali in cui versavano parecchie famiglie, povere sotto ogni aspetto, impossibilitate a mandare i figli a scuola per esigenze di lavoro. Dopo la II Guerra Mondiale, con l’avvento della Repubblica, i governi che si susseguirono diedero un notevole impulso al miglioramento della scuola e si avviò un programma veramente mirato alla risoluzione dell’analfabetismo e del semianalfabetismo.I maestri, in prima fila, come sempre, operarono una vera campagna di ricerca delle persone prive di qualsiasi frequenza scolastica, i puri analfabeti, di quelle che avevano frequentato qualche anno e di quelle munite del “Primo corso di Scuola Elementare”.Fu un lavoro certosino a cui collaborarono oltre ai maestri, i direttori didattici, gli ispettori e le autorità comunali. Quando non fu possibile la individuazione degli analfabeti sui registri di archivio, si ricorse all’incontro diretto con le famiglie. Casa per casa, si cercavano i soggetti da alfabetizzare e, con tatto, si spiegava la necessità di istruirsi.Alcuni, nonostante tutto, essendo ormai adulti, non accettarono di frequentare, ma molti si resero disponibili.Ai normali tradizionali “Corsi di Scuola Popolare A”, per gli analfabeti, si aggiunsero i “Corsi B”, per i semianalfabeti e i “Corsi Popolari C” o corsi di “Richiamo Scolastico”, per quelli che, pur avendo conseguito la Licenza di Scuola Elementare, volevano approfondire quello che avevano imparato; per questi volenterosi funzionarono anche i “Centri di Lettura”.La lotta fu portata avanti anche nelle campagne, dove furono istituiti corsi serali per gli agricoltori che non potevano raggiungere le scuole del paese, persino nelle masserie e là, dove esistevano piccoli agglomerati di famiglie.A questa campagna di “recupero”, negli anni seguenti, seguì un incremento delle classi normali dei fanciulli della Scuola dell’Obbligo e, attraverso indagini capillari, si individuarono gli inadempienti che venivano obbligati alla frequenza.Il miglioramento delle condizioni economiche della gente del nostro paese contribuì a che i ragazzi non evadessero la Scuola dell’Obbligo; a differenza di quelli che, nella prima metà del secolo, avviati ai campi e alle botteghe, in tenera età, non potettero frequentare l’intero corso della Scuola Elementare.Con la lotta all’analfabetismo si avviava, nel nostro Comune, il processo di crescita culturale che ha portato notevoli frutti. La Scuola Elementare che nell’anno scolastico 1950/51 contava 19 sezioni tra I e II Ciclo e 22 insegnanti operanti nella scuola diurna e nella Scuola Popolare, è passata, alla fine del secolo, ad avere funzionanti due grandi plessi scolastici con un totale di 46 classi, dove operano 82 Insegnanti di cui 55 di Palagiano e tre plessi di Scuola dell’Infanzia, con un totale di 19 sezioni dove operano 33 insegnanti, di cui 15 di Palagiano.
Le due scuole sono dirette dal Direttore didattico Dott. Salvatore Marzo in sede dall’anno scolastico 1998-99.
Fonte: Memoria storica del nostro ‘900, di Michele Orsini