S. E. Mons. Claudio Maniago: Allora come dev’essere un uomo a cui si impongono le mani per l’Ordinazione episcopale nella Chiesa di Gesù Cristo? Possiamo dire: egli deve soprattutto essere un uomo il cui interesse è rivolto verso Dio, che in Gesù ci ha mostrato la sua passione per gli uomini. Potremmo dirlo anche inversamente: un Vescovo dev’essere un uomo a cui gli uomini stanno a cuore, che è toccato dalle vicende degli uomini.
Dev’essere un uomo per gli altri. Ma può esserlo veramente soltanto se è un uomo conquistato da Dio; se per lui l’inquietudine verso Dio, di agostiniana memoria, è diventata un’inquietudine per la sua creatura, l’uomo. Egli dev’essere preso dall’inquietudine di Dio per gli uomini. Deve, per così dire, pensare e sentire insieme con Dio. Ricordando le felici parole di Papa Benedetto XVI, “Non è solo l’uomo ad avere in sé l’inquietudine costitutiva verso Dio, ma questa inquietudine è una partecipazione all’inquietudine di Dio per noi” (Omelia nella solennità dell’Epifania del Signore, 6.1.2013). L’inquietudine dell’uomo verso Dio e, a partire da essa, l’inquietudine di Dio verso l’uomo devono non dar pace al Vescovo. È questo che si intende quando diciamo che il Vescovo dev’essere soprattutto un uomo di fede. Perché la fede non è altro che l’essere interiormente toccati da Dio, una condizione che ci conduce sulla via della vita. “La fede - dice ancora papa Benedetto - ci tira dentro uno stato in cui siamo presi dall’inquietudine di Dio e fa di noi dei pellegrini che interiormente sono in cammino verso il vero Re del mondo e verso la sua promessa di giustizia, di verità e di amore”. In questo pellegrinaggio, il Vescovo deve precedere, dev’essere colui che indica agli uomini la strada verso la fede, la speranza e l’amore; deve essere un credibile testimone della misericordia di Dio.
S. E. Mons. Giuseppe Favale: Stasera mi permetto di ricordare solo i luoghi, dietro i quali si cela un tratto della mia vita. Palagiano, che mi ha dato i natali e mi ha visto crescere in una famiglia semplice e laboriosa, che ha dato alla Chiesa una religiosa e due sacerdoti. Palagiano, dove il cammino di fede è iniziato in una bella parrocchia, quella dell’Annunziata; lì ho respirato un clima di famiglia e ho imparato ad amare la Chiesa. E proprio nell’esperienza di chiesa lì vissuta, è nata e cresciuta la mia vocazione al sacerdozio. È proprio vero che famiglie e parrocchie vive sono l’alveo in cui maturano le vocazioni di speciale consacrazione. Castellaneta, dove ho esercitato il ministero presbiterale più a lungo: la parrocchia della Cattedrale e l’intera diocesi sono stati il mio campo di lavoro. Quante cose belle abbiamo realizzato; tante fatiche, ma anche molte soddisfazioni. Ci siamo sostenuti a vicenda e ci siamo voluti bene.
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