Un paesaggio omerico della natura definì la Terra di Palagiano Salvatore Quasimodo, quando nell’aprile del 1967 ne ammirava “de visu” la parte incastonata tra il corso del fiume Lato e la pineta di Romanazzi.
Adagiata sulla fertile piana a sette chilometri dallo Jonio, Palagiano è uno più ricchi centri agricoli del Tarantino.
E’ attraversata da due lame, la Lama di Lenne e la Lama d’Uva di Vite.
Una volta era terra di paludi e di malsani acquitrini, con numerose contrade utili solo al pascolo, col tempo e l’avvento delle tecniche di bonifica, il terreno è stato reso quanto mai produttivo e oggi all’occhio dell’osservatore si mostra con le sue vaste discese di agrumeti, di uliveti e di vigneti a ceppo e a tendoni.
La storia ci dà notizia che Palagiano in epoca romana veniva interessata dal passaggio, nel suo territorio della via Appiaregina varium” in particolare è documentata la presenza di uno statio e una mansio (Parete Pinto la prima e la mansio ad casale la seconda) oggi Bar Laterza e Piazza Vittorio Veneto.
In età medioevale Palagiano diventa terra di signorie: da Roberto il Guiscardo a Riccardo Senescalco, seguito dalla signoria dei Dapifero poi acquistata dai Casamassima, passata poi ai Pappacoda e ai Carmignano.
Infine ai Principi di Cursi, i Romanazzi baroni da Putignano e al figlio Guglielmo marchese e poi principe padrone dei vasti terreni di recente incorporati nella Riforma Fondiaria e assegnati gratuitamente ai nostri agricoltori capaci e bisognosi.L’indagine ci porta così al Contemporaneo, ai giorni nostri. La popolazione intanto è cresciuta dai duemila abitanti all’epoche delle signorie è giunta a quasi sedicimila presenze domiciliari.
Emergono, in questo Novecento fra altri cittadini resisi notabili e perché hanno onorato la terra dove sono nati con la probità della loro vita e lo splendore delle loro opere e nella vita civile e militare e diplomatica e perché hanno raggiunto, per virtù propria, livelli di cultura e d’impegno professionale non comuni.
 Sono stati ripetuti, con evidente piacere di tutti e apprezzati perché degni di ammirazione e a nostro vanto, primo fra altri don Rocco Natale, illuminato magistrato della Corte d’Assise e poi della Corte di Cassazione e membro del Consiglio Superiore della Magistratura a Roma.
Personaggio di grande equilibrio e sapienza, cittadino integerrimo, signorile e popolare ad un tempo.
E’ sulla bocca di tutti, un sacerdote che ha raggiunto quel cielo che non ha tramonti: don Giovanni Masella colto ed aperto a tutti e della sua cultura fece dono a tanti, valido contributo alla formazione culturale e religiosa del suo paese.
Fu sacerdote per quaranta anni.
Quaranta anni nerovestito, illuminato mediatore di Dio nel dare innocenza battesimale, benedire nozze celebrare l’Eucarestia, in un confessionale a medicare occulte ferite, al capezzale di un morente a schiudergli i cieli eterni.
Partecipò alla prima guerra mondiale. Non si risparmiò, in trincea portò aiuto e conforto a tutti e meritò la medaglia d’argento e l’onorificenza della Croce di guerra.
Durante la seconda guerra mondiale Palagiano ospitò tre battaglioni di Artiglieria e tanti sfollati provenienti da Taranto, città più esposta al pericolo dei bombardamenti.
In questo stesso periodo ci furono anche soldati polacchi.   Con tutti don Giovanni instaurò rapporti di convivenza fraterna ed affettuosa.

Al pari si ammirano, a nostro prestigio, tre fratelli, tre nostri cittadini che arricchiscono di storia questo paese e non solo.
Sono i fratelli Buttiglione, Giovanni Giuseppe e Pasquale, generale di corpo d’armata il primo degli Alpini  e il secondo della Guardia di Finanza. Il terzo Pasquale fu questore ed è padre dell’onorevole Rocco Bottiglione Ministro nell’attuale Governo, professore universitario, precettore dell’Accademia internazionale del Liechtestein e collaboratore di numerosi periodici e riviste.
 
Questi sono nomi che ci riempiono di orgoglio e onorano veramente il “Natio Borgo”.
Uomini così meritano il rispetto e l’imperinatura riconoscenza non solo da noi concittadini.
Non è neppure iperbolico affermare infine, che come Leopardi glorifica Recanati con il suo nome, così i nostri nominati danno titolo a questo nostro modesto e caro paese. 

                                                  Prof.Carmine Gravina

Fonte: palagiano.net