Siamo a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale, è il caso di riproporre un capitoletto, tratto dal libro di Pinuccio Stea La Stazione, dedicato ai comizi di una volta. Scopriremo che le elezioni erano belle anche allora, a Palagiano. Probabilmente si svolgevano in maniera un tantino naif, ma la passione degli “attivisti” (come si chiamavano allora i militanti dei vari partiti) e la partecipazione della gente erano avvertibili in maniera oggi addirittura inconcepibile.
Pur nella sua brevità, il lavoro di Stea risulta efficacissimo nel ricostruire il “respiro” di quei tempi. Ci permettiamo di aggiungere, alla “lista” dei ricordi, l’effetto che fecero a quanti erano ragazzini negli anni Settanta i primi gadgets elettorali, profusi a piene mani soprattutto dalla DC: erano una manna piovuta dal cielo per i nostri giochi. Pinuccio allora era già un giovanotto impegnato politicamente, i giochi appartenevano al ricordo.
Buona lettura.Le campagne elettorali erano particolarmente accese, in quanto, votandosi con il sistema maggioritario proprio dei piccoli comuni, qual era all’epoca Palagiano, il contrasto era radicale; tre infatti erano i partiti organizzati: PSI e PCI a sinistra, la DC a centro.
Nelle elezioni amministrative PSI e PCI si presentavano con la lista unica recante il simbolo che era la “campana” o la “tromba”, ad indicare la voglia di riscossa dei settori sociali che erano rappresentati dalla sinistra: braccianti, lavoratori dipendenti ed artigiani soprattutto.
L’adesione di “professionisti” ai partiti della sinistra era abbastanza rara e naturalmente quando avveniva essi finivano col diventare leader riconosciuti e stimati: fu così per Marco Stea prima, per Rocco Galatone e Ciccio Cazzato qualche anno dopo.
Marco Stea fu in quegli anni il candidato Sindaco per la sinistra ed era un ottimo oratore, capace di infiammare la Piazza che si era raccolta ad ascoltare.
I comizi della sinistra erano annunciati e si concludevano al suono di “bandiera rossa” e con l’offerta di grandi mazzi di fiori che talvolta riproducevano il simbolo della lista.
L’altoparlante della DC era posto sopra il Palazzo che attualmente ospita il “Club Juventus” e di lì partivano immediatamente dopo la conclusione del comizio “avversario” le note di “biancofiore” che venivano regolarmente accompagnate dall’annuncio: “tra poco, contro le menzogne dei social-comunisti, la voce della verità. Parlerà per la DC …”. E l’oratore era Nunzio Scalera o Aldo Marangione.
Agli attivisti con le bandiere rosse si sostituivano quelli con le bandiere bianche con lo scudocrociato e partiva l’altro comizio.
Nelle occasioni più importanti venivano gli oratori da Taranto che naturalmente ai nostri occhi erano figure di livello superiore che tutti andavano ad ascoltare. Essi erano accolti in maniera riverente dai dirigenti locali che, nella canonica passeggiata per il corso principale, illustravano la situazione della campagna elettorale a Palagiano e naturalmente manifestavano ottimismo sulla conclusione della stessa.
Addirittura frenetico diventava il clima quando era annunciato l'arrivo di qualche sottosegretario o addirittura di qualche ministro. Davanti alla sede della DC si creava un vero e proprio assembramento e quando l'Autorità arrivava veniva accolto da un grande applauso.
Regolarmente egli veniva accompagnato a “prendere il caffè”: in tal modo il maggiorente locale poteva compiere una lunga passeggiata a fianco dell'importante Onorevole che con la sua presenza e cordialità testimoniava che egli era tenuto in considerazione anche “a Roma” e quindi era uno “che contava”.
Una volta finito il comizio, in corteo l'Onorevole veniva di nuovo portato nella sezione della DC dove al momento del commiato partiva l'immancabile “e per l'On....., vita, vita, vita”; e sull'onda dell'entusiasmo collettivo “l'Onorevole che veniva da Roma” ripartiva.
Memorabile la presenza a Palagiano di Amintore Fanfani in occasione dell'inaugurazione di una importante opera pubblica. Farsi la fotografia con tale personaggio era un punto d'onore: per anni mio zio Armando ha tenuto come una reliquia quella foto di gruppo in cui appariva a poche decine di centimetri da Fanfani.
Fu l'On. Gabriele Semeraro ad introdurre la novità del comizio preceduto da uno spettacolo musicale. A Palagiano si sarebbero esibiti Nunzio Gallo e Maria Paris, famosi cantanti napoletani che naturalmente richiamarono una folla strabocchevole. A conclusione dello spettacolo musicale fu data, per tenere il comizio, la parola all’On. Semeraro che cominciò a parlare ad una folla silenziosa; in quel silenzio, da un gruppetto di ragazzini radunati vicino al Municipio partì il grido irriverente “Semeraro, facci la mossa”. La gente scoppiò in una gran risata che fece letteralmente andare in bestia gli attivisti democristiani che cercarono di agguantare quei “fetenti” che naturalmente si guardarono bene dal restare dov’erano e se la dettero a gambe.
Il giorno dopo il dirigente della DC andò da Marco Stea a lamentarsi perché a qualcuno “era sembrato” che il grido irriverente fosse partito proprio da suo figlio che aveva rischiato di essere menato di brutto se fosse stato acchiappato.
Mio padre, al mio ritorno da scuola, mi rimproverò perché avrei potuto creare con quella “sortita” qualche incidente serio e mi invitò a non ripetere più quel tipo di “performance”.
Rimasi però convinto che, sotto sotto, se la ridesse anche lui per l’episodio che naturalmente però non si ripetette più.
A conclusione delle campagne elettorali e dopo gli scrutini era praticamente una prassi consolidata che agli sconfitti venisse recapitata una borsa piena di limoni con i quali potersi consolare.
Insomma anni di grande passione politica e coinvolgimento della gente, a cominciare dalle donne che erano alla testa dei cortei che rivendicavano il rinnovo del contratto o la riforma fondiaria con l’assegnazione delle terre.
Grande rilievo ebbe anche la presenza di Emilio Colombo per il quale fu organizzato un grande corteo che, con alla testa le Autorità provinciali e locali, attraversò le vie principali di Palagiano.
“Qui Camera del lavoro…”: così iniziava l’Inno dei lavoratori che risuonava dalla sede locale della CGIL in occasione di comizi ed iniziative sindacali.
Dopo il richiamo musicale partiva l’annuncio fatto da Rocco Favale, dirigente del locale Sindacato, che talvolta lasciava il microfono al figlio Pinuccio, col quale eravamo compagni di scuola e con cui passavamo intere serate a giocare, insieme ai miei o ai suoi genitori.
(Pinuccio Stea, La Stazione. Ovvero viaggio sul treno della memoria, Scorpione Editrice, Taranto, 2004)
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